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Patologia generale: domande con risposte

1. DANNO CELLULARE REVERSIBILE E PROCESSI DI ADATTAMENTO. Le due principali cause di danno cellulare sono l’ischemia e la formazione di radicali liberi. L’ischemia provoca ipossia che blocca la glicolisi, riducendo l’ATP intracellulare, questo blocca le pompe Na/k ATP-dip che compromettono la permeabilità di membrana, aumentando il Na intracellulare. Se la concentrazione di radicali liberi è superiore rispetto alla quantità che la cellula è in grado di neutralizzare, si avrà una modificazione della permeabilità di membrana poiché i radicali liberi sono molto reattivi e reagiscono con i componenti della membrana, provocando gravi danni. L’entrata di Na nella cellula richiama acqua e provoca il rigonfiamento idroscopico, cioè un danno cellulare reversibile che determina rigonfiamento cellulare generalizzato e degli organelli, compresi i mitocondri, con dispersione dei ribosomi e cromatina ammassata. Per sopravvivere la cellula attua dei processi di adattamento. Disuso, mancanza di

Aliskiren

Come si è arrivati al principio attivo Aliskiren? L’Aliskiren è un inibitore della renina, precisamente l’unico inibitore dell’enzima presente sul mercato. La renina è l’enzima che converte l’angiotensinogeno in angiotensina I, che poi verrà a sua volta convertita in angiotensina II, il peptide che esplica le azioni vasocostrittrici e aumenta il rilascio di aldosterone, portando ad un aumento della pressione sanguigna.  La renina è una aspartil proteasi, scinde il legame peptidico tra una leucina e una valina, presenti nell’angiotensinogeno. L’aspartil proteasi funziona con i due gruppi carbossilici liberi dell’aspartato, uno strappa un protone all’acqua, rendendo possibile l’attacco nucleofilo dell’acqua al carbonio elettrofilo portante il doppio legame. Si crea un intermedio tetraedrico con il C legato a due idrossili e al legame con un C e con l’N, quest’ultimo si rompe nel passaggio successivo, scindendo il legame peptidico. Gli inibitori della renina sono stati creati con u

Legalizzazione della Cannabis, mie riflessioni personali

In questi giorni va molto di moda l’argomento Cannabis e l’Italia intera si sta chiedendo se sia giusto o meno legalizzarla. Ci sono diversi pro e contro che proverò a trattare in maniera molto semplice e diretta. Prima di tutto bisogna dire che nella cannabis sono contenuti più principi attivi, quindi sostanze biologicamente attive che hanno effetti sul nostro organismo. E fino a qui nulla di nuovo, anche la caffeina del caffè ha effetti biologici. Il principio attivo più famoso è il THC, tetraidrocannabinolo, un fenolo contenente un ciclo epossidico e una catena satura molto lipofila, che permette al THC di avere effetti sul cervello. (ok, prima e ultima digressione sulla chimica farmaceutica). Gli effetti del THC quali sono? Il THC agisce su due recettori CB1, CB2. Sono recettori esclusivi per i cannabinoidi, i primi a livello cerebrale, i secondi a livello del sistema linfatico. L’interazione con CB1 provoca euforia ed iper-attività, che dura 15-20 min circa, poi tranquillit

Tecniche farmaceutiche: Supposte

Supposte: Nella preparazione di supposte si ha una non irrilevante perdita di materiale, dunque si eseguono i calcoli delle quantità di eccipiente e attivo in modo da preparare una supposta in eccesso rispetto a quelle date. (nel nostro caso 7 invece che 6). Per preparare delle supposte si ricorre a due metodi, in base alla quantità di principio attivo che si deve inserire all’interno delle supposte: se la quantità fosse inferiore ai 50 mg per unità, si può considerare la quantità di principio attivo trascurabile. Per determinare la quantità di eccipiente quindi taro lo stampo, preparando una miscela di eccipiente adatta alla mia preparazione, nelle dovute proporzioni, per riempire lo stampo e poi si pesano le supposte ottenute di solo eccipiente. In questo modo so quanto eccipiente devo impiegare. Se la quantità di principio attivo supera i 150 mg per unità non posso considerarla trascurabile. Quindi calcolo il peso dell’eccipiente dalla seguente formula. Q eccipiente = Q sta

Stupefacenti legislazione

Stupefacenti: una sostanza si dice stupefacente quando è dotata di azione psicotropa e da abuso, tolleranza e dipendenza. Le sostanze stupefacenti sono inserite nella tabella 7 della Farmacopea. La tabella 7 è divisa a sua volta da 4 sotto tabelle, più la tabella dei medicinali. Nella tabella dei medicinali abbiamo la suddivisione in 5 sezioni, dalla A alla E, ordinate in relazione al potenziale d’abuso, le sostanze più a rischio d’abuso nella A, quelle a meno rischio nella E. I medicinali inclusi nella sezione A necessitano di ricette a ricalco ministeriale; le sezioni B,C e D ricette non ripetibili, la sezione E ricette ripetibili. Le sostanze incluse nella sezione A devono essere tenute in un armadio chiuso a chiave, diverso dall’armadio dei veleni. L’acquisto di sostanze presenti nelle tabelle degli stupefacenti deve essere fatto tramite buoni d’acquisto. I buoni appartengono ad un bollettario, rilasciato ai titolari o responsabili delle farmacie dall’Ordine di Appartenenza

Tecnologia farmaceutica: legislazione per preparati e sostanze dopanti/velenose

Note di legislazione: Veleno: Una sostanza si dice velenosa se è contenuta nella tabella 3 della Farmacopea, ma il farmacista ha potere discrezionale sulle sostanze che non fanno parte di quella tabella, potendole considerare e trattare come velenose. Le sostanze che hanno una dose letale 50 (DL 50 ) inferiore ai 25 mg/kg nel topo le sostanze si dicono “molto tossiche” e devono essere tenute in un armadio chiuso a chiave, separato dall’armadio degli stupefacenti, la ricetta è sempre non ripetibile, sulla ricetta le dosi devono essere scritte dal medico in lettere e non in cifre, deve essere sempre indicata la posologia, il farmacista trattiene la ricetta, trascrivendo su di essa nome e cognome dell’acquirente, che deve aver compiuto i 16 anni d’età. Il farmacista conserva le ricette per 6 mesi (può fare una fotocopia e consegnarla all’acquirente, nel caso la chiedesse) in farmacia e applica sull’etichetta il contrassegno e la dicitura “veleno”. Particolare attenzione si presta all

Tecniche Farmaceutiche: Cartine, capsule

Cartine: Per produrre delle cartine inizialmente si setacciano i componenti per uniformare la granulometria, quindi si pesano i componenti setacciati. Si pongono nel mortaio i componenti della preparazione per miscelarli tra loro. Si usa solitamente il metodo delle diluizioni progressive. Si pone nel mortaio il componente, o i componenti, in misura minore in modo da creare un nucleo omogeneo. Si aggiungono poi volumi uguali di componenti in misura maggiore, in modo che il volume aggiunto sia uguale teoricamente al volume presente nel mortaio. Il volume aggiunto crescerà ogni volta, in modo da avere il componente in peso minore diluito e disperso in modo omogeneo negli altri componenti. Si esegue il tutto prestando attenzione a non esercitare troppa pressione o miscelare troppo velocemente. Si stacca l’eventuale polvere adesa alle pareti. Per la ripartizione si utilizza il metodo della comparazione volumetrica. Dopo aver pesato ogni cartina e scritto la tara, si pesa su una bilanci